Il Milite Ignoto
La storia del Viaggio
AQUILEIA
Dopo otto giorni di ininterrotto pellegrinaggio, le 11 bare vennero trasportate (traslate) con grandi onori, dalla cattedrale di Sant’Ignazio di Gorizia, alla basilica di Aquileia. Lungo il tragitto, le campane di ciascuna comunità segnalavano l’entrata Delle bare (dei feretri) nel loro territorio, mentre la popolazione salutava lungo le strade.
Le 11 bare furono collocate all’interno della basilica e custodite alternativamente da un plotone dei Reali carabinieri ed uno di fanti della brigata Sassari. Poi la basilica fu sgomberata e le porte furono chiuse. Ancora una volta riportiamo la testimonianza del ten. Tognasso che racconta:
”Il gen. Paolini mi chiamò e mi disse di coprire le bare con delle bandiere e di cambiarne la disposizione due, tre volte, più che sia possibile ed di eseguire l’operazione ogni volta con soldati diversi. Le operazioni furono eseguite nottetempo, tanto che poi alla fine di quei pochi che prima avrebbero potuto riconoscerle, nessuno era presente e io solo ero in grado di individuarle”.
Il giorno 28 Ottobre, alle ore 11:00 la basilica fu aperta e davanti alla chiesa la piazza era già dall’alba piena (gremita) di gente. Celebrò il rito il vescovo di Trieste alla presenza di numerose autorità civili e militari: erano presenti 10 vedove e madri di caduti in guerra.
Differenze sulle venature o sulle sfumature, nei nodi del legno o sulle chiodature avrebbero permesso ad un occhio attento di ricondurre le bare ai luoghi dove erano state recuperate, cosa che poteva compromettere l’assoluta anonimità delle spoglie.
MARIA BERGAMAS
Infine, invitata da 4 soldati decorati di medaglia d’oro, venne il momento per Maria Bergamas di scegliere (designare) il feretro da inviare a Roma. Racconta il ten. Tognasso che:
“una volta lasciata sola la povera donna parve smarrita. Con una mano stretta al cuore e l’altra nervosamente tesa sulla guancia, sembrava invocare aiuto guardando alternativamente verso il cielo e verso le altre mamme presenti. Giunta di fronte alla penultima bara, gridò il nome del figlio Antonio e cadde esausta in ginocchio, abbracciando quel feretro”.

IL VIAGGIO
Vegliato tutta la notte, alle ore 08:00 del 29 ottobre 1921, il carro feretro lasciò Aquileia e dopo 120 soste in altrettante stazioni, giunse alle ore 20:00 del 2 novembre alla stazione del Portonaccio, alla periferia nord di Roma.
La scelta era compiuta. Così la bara prescelta cominciò il suo viaggio in treno verso la basilica di Santa Maria degli Angeli a Roma, mentre con grande commozione e in modo solenne, le 10 bare rimanenti vennero sepolte (tumulate) nel cimitero nel retro della basilica di Aquileia. E ancora sono là.
Lungo il tragitto la popolazione attendeva lungo i binari il passaggio del treno per rendere omaggio al Milite Ignoto. Chi pregava, chi regalava un fiore o delle corone. Sui pianali del treno vennero calcolate non meno di 1500 corone.
Il giorno 3 novembre il treno si diresse alla stazione Termini. Poi il feretro fu portato alla basilica di Santa Maria degli Angeli per l’ultimo rito religioso.
Alle 10:36 del 4 novembre 1921, scortata a spalla da 12 decorati di medaglia d’oro al valor militare, tra incredibili ali di folla, alla presenza di autorità civili e militari, e della famiglia reale, il feretro del Milite Ignoto venne inumato (sepolto) al Vittoriano. Nello stesso momento, in tutta Italia numerose attività e servizi si fermarono per rendere omaggio. Il Milite Ignoto è decorato di medaglia d’oro al valor militare per la seguente motivazione:
«Degno fglio di una stirpe prode e di una millenaria civiltà, resistette inflessibile nelle trincee più contese, prodigò il suo coraggio nelle più cruente battaglie e cadde combattendo senz’altro premio sperare che la vittoria e la grandezza della Patria»