Il Generale Achille Papa

da | Mag 16, 2024 | Storia | 0 commenti

“Alto come un granatiere, asciutto, tutto tendini e ossa, il generale Papa ricorda uno di quei montanari di razza, che hanno ottenuto dalle Alpi nervi come il granito, inflessibile tenacia, silenzio meditativo, instancabile attività. Ha gli occhi turchini come il cielo quassù, nei giorni chiari. Sono lucidi come la sua mente. Avevano il lampeggiare di un una improvvisa tempesta. I soldati lo amano come amano il babbo. E’ sempre presente”.
Campana, Un anno sul Pasubio (Capitolo III)

 

Nato nel 1863 a Desenzano sul Garda, Achille Papa iniziò la carriera nel 47° fanteria per poi passare agli alpini. Colonnello dell’81° fanteria partecipò alle operazioni sul Col di Lana e il 5 dicembre 1915, promosso generale, assunse il comando della Brigata Liguria. L’11 aprile 1917 fu nominato comandante della 44° Divisione. Papa rimase sul Pasubio fino al luglio 1917 quando lasciò la Brigata Liguria per la Bainsizza.
Il 5 ottobre fu colpito da un cecchino durante un’ispezione a quota 800 di Na-Kobil, posizione appena conquistata.
Medaglia d’Oro al Valor Militare.
A lui è intitolato il Rifugio Achille Papa ricavato sui ricoveri italiani a Porte del Pasubio, quello che i soldati chiamavano El Milanin. Qui vi era anche la “Piazza Liguria”. A lui dedicata anche la 31° galleria della Strada della Prima Armata.

I soldati nuovi lo guardavano con stupore, i vecchi con orgoglio. Era il loro Generale, il loro padre; era colui che s’impensieriva delle loro sofferenze, dei loro bisogni, che assag- giava il rancio, domandava notizie delle famiglie, e spiegava pianamente, con la modesta autorità del maestro di scuola, perchè era necessario far la guerra, e sopportare il freddo e patir la sete e sfidar la morte e raccogliere le cartucce. Quando uno dei suoi era caduto valorosamente, foss’anche il più ignoto gregario, scriveva alla famiglia lettere piene d’affetto; le famiglie rispondevano chiedendo notizie, chiedendo consolazioni, chiedendo aiuti, e il Generale, dopo giornate di lavoro estenuante, vegliava buona parte della notte intento a quel suo epistolario di carità.

Ora l’ombra Sua è tornata al suo Pasubio, e veglia armata lassù fra le nevi virginee. Il Pasubio egli lo aveva scrutato, munito, difeso con geloso amore, e ne aveva fatto quel baluardo non espugnabile contro il quale si infranse cento volte la rabbia nemica. Il Pasubio e Papa, i due giganti, s’intendevano: il Generale aveva l’aria di accarezzare il monte, e il monte pareva rispondergli: «Non temere, io non li lascerò passare».

Due amori, dopo quello religioso del dovere, egli nutriva nell’anima: il Pasubio e la Brigata Liguria. Quando dovette lasciare l’uno e l’altra, l’uno che aspro, scosceso, bianco di neve e sorgente nell’azzurro simboleggiava l’aspirazione dell’anima sua all’ Ideale, l’altra che egli aveva plasmato a sua immagine, legione di impavidi, falange sacra, guardia che muore ma non s’arrende, quando dovette lasciarli ebbe un vero schianto.

A Voi lo giuriamo, ombre venerate, a Te, sacra e venerata fra tutte, ombra di Achille Papa, a Te che insegnasti con la vita e con la morte l’augusta parola del dovere: cursum consummavi, fidem servavi… A Te che aspetti e chiami dal tuo lontano sepolcro che il barbaro profana, facciamo solenne giu- ramento: noi verremo! Verranno i tuoi fanti che ama- vi, udrai il passo e il grido: Savoia! e dormirai consolato all’ombra del tricolore.

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13 agosto 1917, il generale Achille Papa si accomiata dalla sua Brigata Liguria.
“Ufficiali, Sottufficiali, Caporali della Brigata Liguria!
E’ con vivo dolore che, chiamato a prestare la mia opera su altri campi di battaglia mi congedo da Voi.
Abbiamo vissuto insieme ore indimenticabili, insieme abbiamo conosciuto gioie e dolori, dubbi e speranze, insieme abbiamo portato il lutto di tanti cari e prodi compagni: e sempre io vi ho veduto compiere i vostri doveri; vi ho veduto sopportare con stoica fermezza, il preponderante urto nemico, e ributtarlo; vi ho veduto resistere con inalterabile serenità ai rigori di un durissimo inverno, e superarli.
Siano grazie a Voi, che valorosi e fedeli mi avete permesso di non venir meno alla mia consegna, e tanti motivi di compiacenza, tante prove di affetto mi avete date nei più ardui frangenti.
Mai si offuscherà in me il vostro ricordo: benché lontano, sarò con Voi col pensiero, ed ogni gloria, ogni successo della Brigata Liguria avrà un eco nel mio cuore.
E Voi pure vi ricorderete del vostro generale, che vi manda ora il suo più fervido e fraterno saluto.
Fate sempre il vostro dovere, continuate a servire con amore e costanza la nostra gran Madre comune, l’Italia.
Bacio reverente le gloriose bandiere, fregiate dell’aureo segno del valore, e le raccomando a Voi, sicuro che a qualunque costo le manterrete alte ed immacolate sino al giorno della vittoria.
Il Maggior Generale
Comandate la Divisione
F.to Papa”

Achille Papa morirà alle 13:30 del 5 ottobre 1917 dopo che, nella mattinata, esponendosi da un parapetto del cocuzzolo n°5 di Quota 800 di Na-Kobil sull’altopiano della Baisizza, era stato colpito al petto da una pallottola esplosiva che gli dilaniò il polmone.

 

“Ai miei figli lascio l’esempio d’una vita intemerata dedicata con costante passione alla Patria ed alla famiglia e sono sicuro che, se sorretti dalla madre, seguiranno tale esempio.
Funerali semplici, niente musica, né Ufficiali comandanti. Vengano i miei figli se si sentono di accompagnarmi e qualche vero amico se me ne resteranno.
Desidero andare sottoterra e se non sarà lontano, nel cimitero del mio paese a Desenzano, vicino ai miei vecchi genitori.
Sulla Croce il mio nome e cognome, senza gradi e le parole “Visse amando la Patria e la famiglia”
Il testamento di Achille Papa.
La sua tomba oggi si trova al Sacrario Militare di Oslavia.

Fu, prima che un grande comandante, un grande uomo.

Si ringrazia il Museo Delle Forze Armate 1914-1945 di Montecchio Maggiore per i contenuti.

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